50-50 Killer by Steve Mosby

50-50 Killer by Steve Mosby

autore:Steve Mosby [Mosby, Steve]
La lingua: ita
Format: epub
editore: stevenlob - Hyps
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


4 dicembre, ore 2.15

5 ore e 5 minuti all'alba

Eileen

Eileen era di sopra, sulla comoda poltrona di pelle nello studio di John, quella che lui occupava per almeno un'ora tutte le sere. Dato che lui non c'era, sembrava uno spreco lasciarla vuota. Ai tempi in cui John si alzava presto, lei rotolava spesso dalla sua parte del letto, continuando a dormire nel posto che lui aveva lasciato, per sentirlo vicino anche durante l'assenza. Adesso era più o meno la stessa cosa, anche se le emozioni che provava erano diverse.

Lo studio era il luogo in cui il marito svolgeva la maggior parte del lavoro, quando si trovava a casa. Lungo la parete c'erano due librerie affiancate. La scrivania con sopra il computer stava di fronte. Alla parete dietro la scrivania erano appesi attestati in cornice, articoli di giornale e fotografie: ritagli che raccontavano un'intera carriera. La stanza era illuminata da un'unica lampada a stelo, dalla luce morbida e soffusa.

Davanti a lei, le tende erano spalancate e il suo riflesso ricambiava lo sguardo dal vetro della finestra: una gentile sagoma confusa, quasi spettrale, che reggeva il telefono contro la testa.

Dall'altra parte, il telefono continuava a squillare, e la frustrazione di Eileen cresceva a ogni rabbiosa esplosione sonora.

Rispondi, lo incitava.

Il numero di casa era memorizzato sul cellulare di John. Lo immaginò guardare il display e, sapendo che era lei, meditare se rispondere o no. Alla frustrazione si aggiunse la rabbia.

Rispondi.

Guardò il proprio riflesso che prendeva il bicchiere di vino e ne beveva un altro sorso.

«Ehi, ciao», disse lui.

Grazie al cielo. Adesso che aveva risposto, la paura si allentò, ma la rabbia rimase. Riappoggiò il bicchiere sul tavolo, forse un po' troppo rumorosamente. «Te la sei presa comoda.»

«Scusami. Sono dovuto uscire in corridoio. Sto lavorando.»

John non aveva mai amato parlare al telefono, e i silenzi altrui lo mettevano a disagio. Così Eileen lo lasciò cuocere nel suo brodo per qualche istante, per vedere come avrebbe reagito. Fu piacevolmente imbarazzante.

Poi lui disse: «È tardi per essere ancora in piedi».

«Sì, vero?»

Sulla parete c'era un orologio: segnava le due e venti. Era passato molto tempo dall'ultima volta che, di notte, aveva visto un'ora del genere su un quadrante.

Da giovane, succedeva più spesso. Aveva preso l'abitudine di rimanere alzata fino a tardi e di alzarsi presto la mattina, perché aveva troppe cose da fare. Sul letto di morte, nessuno si sarebbe voltato indietro, augurandosi di aver passato più tempo a dormire. Anche John era sempre stato così. In lui c'era lo stesso slancio e in parte era proprio quello che l'aveva attratta, all'inizio. Per un lungo periodo, la loro relazione si era svolta tranquillamente e con gli stessi ritmi, convincendoli che erano una bella coppia, partner alla pari. Che andava tutto bene.

Strano ripensarci, adesso che tanto detestava la sua abnegazione al lavoro. Però era vero.

Invecchiando insieme, ovviamente, le cose erano cambiate. Mentre le giornate di Eileen avevano cominciato ad accorciarsi a entrambe le estremità, quelle di John si erano fatte ancora più lunghe. La raggiungeva a letto dopo diverse ore e, quando lei si svegliava, trovava il posto di lui già vuoto.



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